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Il pannello che hai davanti e questa audioguida ti accompagneranno nella visita.
Al centro del pannello è rappresentata la planimetria della casa mentre sulla sinistra, nella parte inferiore del pannello, puoi trovare la legenda con i punti d’interesse da visitare e che verranno descritti all’interno di questa audio guida.
Nella metà del Settecento, la famiglia Ambrosio dei conti di Chialamberto acquisì la residenza dai conti di Piossasco e, con una politica di prudenti acquisizioni e giudiziosi matrimoni, raccolse un cospicuo patrimonio terriero nei comuni limitrofi. La dimora di Piossasco era il centro amministrativo di questo patrimonio, ora disperso, oltreché la residenza estiva dei conti, di particolare utilità quando la Corte reale si trovava alla Palazzina di Caccia di Stupinigi. Con l’estinzione della famiglia Ambrosio di Chialamberto, nel 1851, la proprietà fu ereditata dai cugini, i conti Lajolo di Cossano, antica famiglia di origine astigiana tuttora proprietaria del bene.
L’attuale assetto della costruzione risale alla metà del XVIII secolo, datazione confermata dalle proporzioni e dalle decorazioni esterne, oltreché dallo stile delle porte (definite a “chiambrana” data la presenza delle cornici, con sovrapporte) e dal tipo di decorazione di alcuni soffitti. Il portico con terrazzo all’estremità orientale della casa, indicato con il punto numero 8 sulla planimetria, come l’ambiente adiacente, furono aggiunti nella seconda metà dell’Ottocento, rispettando lo stile dell’edificio.
La casa ha subito gli effetti devastanti dell’occupazione delle truppe italiane durante la Prima guerra mondiale, dei comandi tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale e ha ospitato temporaneamente un gruppo di suore francesi nel periodo tra le due guerre. Per questo, è stata oggetto nel tempo di restauri di tipo conservativo, nel rispetto dei vincoli imposti dalla Soprintendenza dei Beni Artistici ed Ambientali.
Entrando dalla porta finestra sovrastata da un decoro in stucco, sulla sinistra dell’edificio, ti
troverai nell’ingresso, punto numero 1, che tramite una scalinata in pietra permette di salire al primo piano nobile, usato dalla famiglia e pertanto non visitabile. Puoi però proseguire a sinistra ed entrare nella cucina, punto numero 2, uno degli spazi più suggestivi della casa: è caratterizzata da un focolare con un grande camino e un forno a legna, ancora funzionante, con evidenti tracce di nero fumo che raccontano una lunga storia di convivialità vissuta tra queste mura.
Tornando indietro verso l’ingresso, percorri il lungo corridoio che svela in prospettiva, una dietro l’altra, le
stanze del piano terra. Ti troverai nella sala da pranzo, punto numero 3, il cui soffitto è caratterizzato da una decorazione fiorita che ricorda quella della sala da gioco dell’Appartamento di Levante nella Palazzina di Caccia di Stupinigi. A realizzare le volte di Stupinigi fu il pittore Giovanni Pietro Pozzo e verosimilmente lui, o sue maestranze, devono aver dipinto anche questo, in quanto le famiglie nobili tendevano a cogliere la buona occasione di avere manodopera di valore e gli stessi artisti ottimizzando così costi e risultati.
La stanza successiva potrebbe definirsi oggi “la sala giochi” o sala del biliardo, punto numero 4: all’interno si possono trovare il grande biliardo, il caminetto con due sedute per i fumatori, una coppia di poltroncine per il corteggiamento. Sulla parete di destra, è da notare il quadro del Gonin che rappresenta il momento in cui, durante la battaglia del 6 maggio 1848 a Goito, il Cavaliere Filiberto Lajolo di Cossano fu ferito a morte, insieme al parente di un illustre personaggio di quel momento storico: il nipote del grande e celebre Camillo conte di Cavour.
Proseguendo, puoi entrare nella sala Biblioteca, punto numero 5, che custodisce più di 2000 volumi su tematiche diverse, oltre ad una collezione di 276 volumetti tra libretti d’opera e di teatro. Il libretto più antico è del 1829 e si tratta dell’opera “Tancredi”, da rappresentarsi al Teatro Regio di Torino. Questa sala ospita anche il prezioso Archivio Ambrosio di Chialamberto-Lajolo posto sotto tutela dalla Soprintendenza Archivistica del Piemonte e della Valle d’Aosta nel 2013. Il documento più antico che l’archivio conserva è il Testamento di Giò Verduno di Villafranca, una pergamena risalente al 1478. Da diversi anni l’archivio è oggetto di attività di analisi e schedatura, oltre che di progressiva digitalizzazione, che hanno permesso di colmare lacune biografiche e approfondire la personalità e il ruolo dei singoli personaggi nelle vicissitudini di uno Stato sabaudo in profonda trasformazione.
Non ti resta ora che visitare le ultime due stanze, la camera da letto dei genitori, punto numero 6, e la piccola nursery, indicata con il numero 7, dove si trova la culla in ferro battuto che da sempre ha ospitato i bambini nati tra le mura di questa casa, fino ai nostri tempi.
Uscendo dalla porta finestra si accede nel portico, dove si conclude la visita di Casa Lajolo.
Grazie per essere stato da noi, speriamo avrai occasione di tornare!
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